Si sa poco, maledettamente poco, dell’attentato che ieri ha insanguinato Tunisi. A cominciare dall’obiettivo del commando: il parlamento, che aveva all’ordine del giorno l’esame di nuove norme contro il terrorismo, oppure il museo del Bardo e i turisti occidentali che ieri mattina a centinaia ne affollavano le sale? Incerta anche la matrice dell’attentato: finora nessuna rivendicazione, lo Stato Islamico plaude all’attacco ma non se ne assume la paternità. Unico elemento certo, la scheda telefonica irachena utilizzata da uno dei due terroristi uccisi per contattare la famiglia nei giorni precedenti l’attacco, probabilmente un combattente di ritorno. Dettagli ancora da mettere a fuoco ma il contesto appare chiaro: il terrorismo jihadista ha colpito l’unico paese del Maghreb capace di coniugare una seppure giovane democrazia e un islamismo moderato: il nemico in casa, per lo Stato Islamico. Ne parliamo con Antonio Negri, inviato del “Sole24ore”, con Souad Sbai, presidente dell’Associazione italiana delle donne marocchine e con Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano all’Università di Trieste.