Manchester, Londra, Parigi, Teheran. E prima ancora Bruxelles, Berlino, Nizza. La geografia del terrore si muove lungo una mappa che va aggiornata di ora in ora. Con una costante: l’impotenza di chi è chiamato a proteggerci, l’incapacità di fermare assassini disposti a sacrificare la propria vita pur di far strage nel cuore della nostra civiltà. La frase del giorno dopo suona sempre uguale a se stessa: “L’attentatore era noto alle forze dell’ordine”. Come nel caso di Youssef Zaghba, il 22enne italo-marocchino che ha seminato morte sul ponte di Londra. La polizia italiana lo conosceva bene, lo avevano segnalato alle autorità britanniche, eppure nulla ha impedito che entrasse in azione con la sua cellula nella capitale inglese. Ma il fronte della lotta al terrorismo non è solo europeo. Perché qualcosa si muove anche in Medio Oriente, con l’isolamento del Qatar da parte delle monarchie del Golfo e il primo duplice attacco portato dallo Stato Islamico in terra iraniana. Ne parliamo con Alberto Negri (il Sole24Ore), con Gian Micalessin (Il Giornale) e con l’analista dell’Ispi Annalisa Perteghella.