Forse quel referendum è stato un errore. Forse sottoporre al voto dei lavoratori l’accordo stretto con l’azienda, ha pericolosamente lasciato che l’ondata di malcontento che attraversa il paese condannasse una volta per tutte l’Alitalia ad una fine ingloriosa. A cinque giorni da quella consultazione, il segretario della Cisl Anna Maria Furlan per prima si batte il petto e parla di “populismo sindacale”. Ma il latte ormai è versato, la compagnia aerea è sulla via dell’amministrazione straordinaria. Sulla carta ci sono sei mesi di tempo per vendere o liquidare. “Sulla carta” perché intorno ad Alitalia di movimento ce n’è tanto. Il partito del salvataggio è trasversale, lo stesso Renzi ha annunciato un piano che renderà pubblico a metà maggio, dopo aver incassato una probabile vittoria alle primarie del Partito democratico. E s’è mossa anche la Conferenza episcopale. Certo è che metter mano ad un’azienda che perde un milione di euro al giorno non è cosa facile. Ne parliamo con Sergio Rizzo, editorialista del Corriere della Sera, e con il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.