Picchiate per aver rifiutato di indossare il velo. Punite per non aver rispettato i precetti di una religione, l’Islam, dalle troppe chiavi di lettura. Malmenate, segregate, una di loro addirittura rapata a zero: ferita nella sua femminilità, nel suo essere e sentirsi donna. Tre episodi in una decina di giorni. In Veneto, in Campania, in Emilia. Sono tutte ragazze di seconda generazione: figlie di immigrati ma cresciute qui, in Italia, e assetate di una libertà difficile da conquistare. Tema complesso quello del ruolo della donna nel mondo islamico. Perché se da una parte ci sono paesi come il Marocco, che ha appena portato al governo ben nove donne, ne esistono altri in cui al genere femminile non è concesso alcun tipo di diritto. E troppo spesso tutto questo si riverbera anche all’intero delle comunità di immigrati presenti in Italia. Ne parliamo con Souad Sbai, presidente dell’Associazione delle donne marocchine in Italia; con il segretario nazionale dell’Unione delle Comunità islamiche Yassin Lafram e con Francesca Cavallin, attrice da sempre impegnata sul fronte dei diritti e delle violenze di genere.