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25 ANNI SENZA GIOVANNI FALCONE (19/05/2017)

  • Durata:00:37:32
  • Andato in onda:20/05/2017
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“Si muore perché si è soli…”. Lo ripeteva spesso Giovanni Falcone. E lui, solo, lo è sempre stato. Soprattutto all’interno del suo mondo. Solo a Palermo in quel Palazzo di Giustizia divenuto, all’ombra dei corvi, il Palazzo dei Veleni. Solo davanti ad un Csm attraversato dalle invidie e dalle paure di chi vedeva in Falcone un simbolo da abbattere. Solo a Roma nella lotta a Cosa Nostra. Martedì prossimo ricorre il venticinquesimo anniversario della strage di Capaci. Sarà celebrato l’uomo, l’icona, l’eroe. Saranno pronunciate parole che Giovanni Falcone in vita non ha mai avuto il privilegio di ascoltare. Erano le 17,56 del 23 maggio 1992 quando 500 chili di tritolo squassarono l’autostrada Palermo-Punta Raisi. E fu in quel preciso istante che Giovanni Falcone cambiò faccia: da corpo estraneo, avulso da un sistema giudiziario ripiegato su se stesso, divenne la bandiera di chi in vita l’aveva osteggiato, anche e soprattutto all’interno delle istituzioni. Ne parliamo con l’ex Guardasigilli Claudio Martelli e con due giornalisti che l’hanno conosciuto bene: Francesco La Licata della Stampa e Giovanni Bianconi del Corriere della Sera.

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